In moto senza una gamba. La storia di un amputato appassionato della moto

Pierluigi Maggio

Sono nato con la passione delle due ruote, fin da ragazzino insieme ai miei amici la domenica ci svegliavamo presto per andare con la bici verso le campagne e i campi da cross per vedere gli altri correre sulla moto. Mi entusiasmava tanto vederli sfrecciare nei terreni, saltare, cadere, sfidarsi, immergersi nel fango, per poi replicarlo con la bici, ma non era uguale.

Guardandoli mi immaginavo me a quell’età cavalcare le moto, accelerare all’impazzata per poi riuscire a saltare i dossi. Sono sempre cresciuto con questa forte passione verso le moto ma sopratutto l’endurocross.

A 14 anni, la sfida nel prendere il patentino e un mezzo a due ruote, ma io già possedevo lo scooter di mio fratello più grande che me lo avrebbe poi lasciato tutto per me per i consecutivi anni perché lui passò alla patente e all’auto. Quindi per i miei genitori mi andava bene lo scooter e non lo avrebbero venduto per poi acquistare una moto, anche perché sapevano che era più veloce e pericolosa.

Così il primo motorino cinquantino che in realtà da li a poco diventò subito elaborato per farlo sfrecciare di più e superare i 60km come da originali.

Adesso potevo raggiungere più piste da motocross in altri paesi e potevo andare ad ammirare le gare nella mia provincia con mio fratello con l’auto quando erano molto distanti da casa mia.

Alcuni miei amici acquistarono la moto e fra di noi i litigi per farcela prestare e divertirci, che ovviamente, dovevamo sempre lottare perché ognuno come ovvio che sia era premuroso e come si so dire “tirchio” per la propria moto arrivando anche a bisticciare. Ma poche ore dopo eravamo ancora li a lottare e trovare le migliori strategie e persuasioni mentali pur di farcela dare 10 minuti.

Non ci pensai più di tanto perché da li a poco a 16 anni, l’obiettivo di prendere il patentino per il 125 ed acquistare la moto 125 che sarebbe stata una vera e propria moto come quelle che vedevamo nei campi sfrecciare.

Ma i miei non erano d’accordo, mi dissero che mi dovevo arrangiare da solo e che “come lo era stato per mio fratello” avevo lo scooter e che quindi dovevo tenerlo fino ai 18° anni, per poi passare alla macchina lasciando i mezzi a due ruote. Ma io già lo sapevo, avrei preferito la moto rispetto la macchina anche a 18° anni.

Così dovetti lavorare per tutta l’estate, cosa che già facevo una volta finito l’anno scolastico, ma questa volta con uno scopo: lavorare per acquistare la patente e la moto, ma la prima stagione lavorativa non mi permise di arrivare alla giusta cifra per prendere il patentino e la moto, così dovetti rimandare al mio sogno tanto aspirato all’anno successivo.

Fu un brutto anno quello, perché la maggior parte dei miei amici avevano la moto 125 ed io ancora con lo scooter. Così l’estate lavorai per poi a ottobre acquistare la moto e tutta l’attrezzatura con l’abbigliamento per vestirmi e finalmente praticare l’enduro che tanto aspiravo fin da ragazzino.

I sogni si avverano sempre se ci credi e se sono forti passioni in cui aspiri di raggiungere per anni…

O almeno, quello che credevo fino in quel momento.

La mia prima moto fu una Aprilia RX 125 del 97. Certo era vecchissima ma era quello che mi potevo permettere con meno di 1000€. Mi sarebbe bastata per praticare questo sport.

Così a ottobre del 2008 felice ed emozionato, avevo realizzato il mio sogno nel cassetto e che potevo praticarlo il fine settimana: l’enduro, attraversare le campagne del nostro Salento, affiancando le coste rocciose e sabbiose, l’odore del mare, i vasti paesaggi, campagne e tanto altro, tutto ciò rendeva questo sport unico e appassionante…

 

Pierluigi Maggio amputato che pratica l'enduro e il cros con una protesi e arto bionico
Scattata il 20 Gennaio 2009
Scattata a ottobre 2008

 

 

 

Ma non sempre la vita va come credi. Avvolte il tuo destino ha in serbo per te qualcosa di diverso, di crudele ma di unico allo stesso modo.

Quando il 28 febbraio, mentre stavo tornando a casa a pochi passi ormai da casa un fatidico incrocio che attraversavo per parecchie volte al giorno mi tradì, una macchina sbucò da quell’incrocio credendo che mi avesse visto e di fermarsi ma in realtà stava solo guardando dall’altra parte, ripartì bruscamente e mi prese alla sprovvista, l’impatto bastò per far capitare il piede tra paraurti e moto e ridurlo in fin di vita.

Avevo perso ogni speranza di vita e di passione. La mia passione mi aveva tradito e con essa buttar giù la mia esistenza di vita ridotto da li a pochi giorni dopo, su una sedia a rotelle per ben 6 mesi senza un piede e con l’altro ingessato perché portavo una frattura al tallone.

Cosa è la passione verso uno sport?

Stando alla definizione ricercata su Google é: un sentimento impetuoso basato sulla sofferenza e sui piaceri.

Si può definire anche una sofferenza fisica o spirituale per arrivare a soddisfare i nostri piaceri.

Le passioni, possono essere così forti da farti inibire qualsiasi pratica della libertà personale, uno stato in cui l’anima è in un certo senso resa passiva, da cui il nome di passioni. Questa inclinazione o cosiddetta disposizione dell’anima, nasce dall’opinione che noi sosteniamo che un grande bene o un grande male è contenuto in un oggetto che in se stesso suscita passione.

Certo, la mia passione mi aveva tradito e non fu facile gestire tale trauma a quell’età, diventare disabili a 17 anni ti cambia totalmente la prospettiva di vita. Vivere per ben 6 mesi su una carrozzina non è stato affatto facile. Infatti, da li a poco dentro me, sormontarono dei pensieri a farla finita, ma con grande tenacia e forza di volontà mi rimisi in piedi, con un nuovo arto non più mio, ma giusto per potermi permettere di vivere una vita sana e dignitosa.

Dopo un periodo lungo durato 2 anni, ripresi a vivere la mia “normale vita”, solo che uscendo con i miei amici ben presto mi accorsi che la passione era ancora li dentro me, solo che adesso la sopprimevo io per quello che mi aveva fatto, ma lei cercò in tutti moti di liberarsi e trovare una via di fuga per farla riaffiorare dentro me.

Ben presto capì che le forti passioni non cedono mai.  Sono sempre li. Pronti a riemergere, attaccandosi ad una forte emozione loro sono in grado di riaffiorare anche se poi tu, inconsciamente non sai come esprimerla e ti sembra impossibile, loro troveranno e creeranno le giuste condizioni e circostante per darle luce.

 

E così fu…

Decidemmo io e mio fratello, all’insaputa dei miei genitori di acquistarne una a circa 3 anni dopo il mio incidente. Insieme comprammo una KTM 450 del 2005.

Certo! Non mi accontentai mica di poco…

Ormai ero grande, forte e ancora più testardo. Iniziai ad allenarmi per ben 4 mesi consecutivi a cercare in tutti i modi di adeguarmi alla moto e riuscire a frenare, spostando leve e cambiando diverse posizioni e dopo quei mesi, presi confidenza e ritornai in pista, riconquistando pienamente quella passione che ad oggi all’età di 30° anni ancora svolgo…

Cosa ho imparato distruggendo il mostro

Quella pazzia di mettermi in gioco e risalire sulla moto, mi aiutò a sconfiggere il mostro che si era creato dentro me… Quella pazzia trancio con una spada tutti i miei pregiudizi che mi avevo fatto sulla mia disabilità: non essere più in grado di fare niente – la mia vita sarà sofferente e difficoltosa – nessuno mi vorrà più accanto perché sono un disabile e tanti altri giudizi verso me e l’esterno…

Uccidendo il mostro, ho imparato che: non dobbiamo sopprimere le nostre passioni, perché sono loro che ci motivano ogni giorno a migliorarci e superarci, metterci in gioco, a superare i nostri limiti. Sono le passioni che ci rendono vivi e vitali.

Anche se credi di non averle ti consiglio di circondati di tali ambienti, di persone sfidanti che anche se hanno subito un evento significativamente forte, grazie a quell’evento sono rinate. Oggi vivo di queste persone accanto a me, pronte a sfidarsi e mettere in gioco la propria disabilità nello sport.

Trova le tue passioni e combatti per farle sopravvivere, altrimenti, ai tuoi ultimi giorni di vita quello che rimpiangerai, sarà proprio il fatto di non averle fatte riaffiorare.

Abbi fede nei tuoi sogni e nelle tue potenzialità.

“Portiamo dentro cicatrici che non saneremo mai. Portiamo passioni che non moriranno mai”
Cit. Pierluigi Maggio.