Pierluigi Maggio atleta paralimpico leccese conquista la Maratona di New York

 

Perché la maratona di New York?

Perché è il sogno di ogni podista appassionato. Perché si dice che sia la prima maratona al mondo, quella più nominata e dal nome “la Regina di tutte le Maratone”. Perché è la più frequentata si dal numero incredibile di runner iscritti, che ogni anno sono circa 55mila sia dal pubblico e spettacoli che si susseguono lungo il percorso. 

Ma anche perché, la maratona è il simbolo perfetto che descrive la vita di ognuno di noi: gli step difficili da eseguire per correre 42km, i momenti difficili, i traguardi che sembrano impossibili da raggiungere, gli allenamenti difficili che si susseguono nei mesi precedenti, le volte in cui in cui pensi di non farcela e mollare tutto.

Per me la scelta era quella di alzare l’asticella dopo aver corso due mezze maratone, volevo dimostrare sia a me stesso che agli altri, che tutto è possibile con impegno e dedizione e che spesso ci limitiamo nella vita per avere la comodità e ci perdiamo dei passaggi importanti ed esperienze importanti che ci fanno crescere e indirizzare la nostra vita verso il raggiungimento di risultati importanti e impattanti per noi.

Ma da dove parte la sfida ed il sogno per raggiungere un tale risultato?

Fu intorno al 2018 all’età di 27 anni quando clonai l’idea di correre una maratona…

Già dopo aver corso due mezze maratone nei mesi precedenti, mi posi l’idea di una nuova sfida per andare oltre me stesso e superare i miei limiti nell’atletica.

Certo! L’ambizione e l’idea ci stava, ma un conto pensarla, un conto è metterla in pratica. Correre già una mezza maratona e cioè 21,2km per circa due ore “il tempo posto in queste mie prime due gare di endurance”, con una protesi alla gamba non è affatto facile… Anzi, è qualcosa dove ti devi scontrare sia con la sofferenza del dolore per circa due ore, sia con le piaghe e bolle che si andranno a formare sul moncone già dopo un ora…

Per cui per me, la sfida non è stata concentrarmi di chiudere il traguardo a 21,1km, ma quella mentale, di riuscire a vincere la sofferenza ed il dolore per due ore. Pensare alla maratona che non è tanto correre 42,4km, ma significava soffrire per circa 5 ore che era il tempo che ci avrei potuto mettere seguendo i miei tempi di allenamento attuali.

Per me era già difficile attuare fisicamente questa sfida.

Ma perché questa sfida di correre la maratona di New York 2023?
Beh diciamo che è la sfida di ogni atleta che diventa podista appassionato, dopo diversi anni che pratica questo bellissimo sport di correre. Si parte spesso da piccoli km che poi, gara dopo gara, ci si arriva sempre a porsi distanze più lunghe e con il pensiero che “se ci riescono gli altri perché non io?”

Per questo motivo si avvia dentro il passionato podista, un sfida con se stesso e con gli altri amici…. ma per me era differente. La sfida era solo tra me e me. In Italia attualmente che corrono distanze lunghe con una protesi si contano su una mano e spesso mi ci trovo solo.

Tornando alla nostra sfida di New York, si sa che per raggiungere sfide importanti c’è bisogno di accumulare esperienze e sacrifici importanti. Devi essere disposto a tutto, anche quando pensi che sia davvero impossibile ed impensabile continuare… Ma ormai la citazione “niente è impossibile” l’abbiamo letta ed ascoltata tutti.

Iniziai ad allenarmi, a modificare la protesi per avere un assetto più confortevole e a trovare tutte quelle strategie per resistere al dolore percorrendo distanze più lunghe. Posso confermare che il dolore è strettamente collegato ad una soglia, tanto più spingi questa soglia di dolore tanto più riuscirai a sopportarlo. Così mese dopo mese, la gamba stessa si adattò alle distanze più lunghe, il mio corpo si adattò a mantenere quell’intensità di corsa e stress, fino alla fine del 2019, fu in questo anno che trasformai l’idea al concetto concreto, all’azione di metterla in pratica e all’iscrizione.

A inizio 2020 comprai il pettorale per la maratona di New York! Ora avevo solo un obiettivo realistico su cui lavorare per 10 mesi e cercare di correre questi 42,2km. Ma come tutte le sfide spesso sorgono imprevisti anche davvero importanti. Una fu l’avvento del Covid19 dove mise in dubbio la possibilità di correre la maratona. Come ben sappiamo quello che successe, tutti gli eventi furono sospesi, e così anche l’obiettivo mio si accantono dopo 6 mesi di lavoro.

Tutti gli eventi furono spostati per l’anno successivo, ma ancora nel 2021 le restrizioni erano tante e per cui ad Agosto ancora la notizia che viaggiare all’estero non era possibile se non per lavoro e con il ciclo vaccinale completo.

Ormai mi allenavo sulle lunghe distanze da diversi mesi non potevo rimandare tutto per un altro anno, tutti gli allenamenti faticosi e i sacrifici rimandarli nuovamente al successivo anno. Dovevo in un qualche modo raggiungere quell’obiettivo, allora ci fu la notizia che si poteva correre la maratona di Berlino, una maratona che rientra tra le 6 maratone più frequentate e  annoverate al mondo, insieme a quelle di New York, Tokyo, Chicago, Boston e Londra.

Così fu!

Il 26 settembre corsi la maratona di Berlino in circa 4 ore e 40 minuti. Fu davvero una sofferenza assurda perché fece tanto caldo e la gamba era praticamente compromessa e decisi che fu l’ultima. Ma tutto non finì qui… O per lo meno, la mia sfida l’avevo portata a termine con un risultato davvero importante, solo che i mesi consecutivi dentro me ci fu un rimarginare… Come se la sfida non era stata veramente compiuta, una sensazione che mancasse qualcosa. Quella sensazione fu che l’obiettivo era correre la tanto nominata maratona di New York. Vedevo i video, vedevo le persone correre a New York e provavo una forte sensazione di questa maratona.

Correre la prima maratona al mondo. Questo era l’obiettivo fine! Domare il toro più forte! 

Come porsi delle sfide fino a correre per 42km la maratona di New York con una protesi

Ed eccomi qui, ormai a 4 giorni dalla realizzazione di questo sogno portato a termine con successo, come l’idea che mi era sorta nel lontano 2018. 5 anni per concretizzare con un risultato del genere.

Correre a New York è stata davvero l’esperienza di gara più bella mai provata. Impattante, adrenalinica, emozionante e tanto altro…

Certo non è stato facile, ogni 40 minuti mi fermavo, toglievo la protesi, facevo respirare la gamba e ripartivo cosi per altre 5 volte lungo tutto il percorso. Il dolore l’ho percepito verso i 30km all’inizio delle 3 ore, ma che comunque grazie alla presenza di numerose persone a bordo del percorso che ti gridavano ed esclamavano il mio nome scritto sulla maglietta, mi facevano nascondere e distorcere un pò il dolore.

La maratona di NewYork non è semplice, è un sali e scendi continuo per via che si percorrono diversi ponti. fino al 39′ km hai salite e discese alcune anche importanti, ma grazie alla innumerevole folla sopratutto quando si entra a Manhattan, la fatica viene coperta dalla tutto questo entusiasmo delle persone.

Conclusi così la maratona di New York insieme a mio fratello sempre accanto in 4ore e 15minuti, un tempo che neanche io avrei pensato di ottenere.

Ancora per l’ennesima volta confermo il detto che “NIENTE E’ IMPOSSIBILE!”. Quando un essere umano si pone l’ossessione di un idea, un obiettivo, un risultato da raggiungere ardentemente, LO SI OTTIENE!

Cè una frase che descrive molto il senso di questo concetto dettata da Leonardo DiCaprio nel suo capolavoro di film “Inceprion” 

Qual’è il parassita più resistente? Un’idea! Una singola idea nella mente umana può realizzare grandi cose. Una volta che si è impossessata del cervello, è quasi impossibile sradicarla. Un’ idea pienamente formata, compresa, si avvinghia qui dentro, da qualche parte fino al suo compimento”.

Articolo uscito su Runner’s World Magazzine

Articolo su LeccePrima

Articolo su Corriere della Sera

New York Marathon 2023